Ci sono almeno tre motivi per contattare Roberto Griffa Ceo di Nice Spa. Nata a Oderzo in provincia di Treviso 25 anni fa, Nice è una di quelle eccellenze italiane di cui si sa di più all’estero. Leader mondiale nell’Home Automation, Home Security e Smart Home, l’azienda produce impianti di automazione per case e uffici con il 90% del fatturato sul mercato residenziale grazie a un foltissimo canale di partner. Presente in 20 Paesi con il 93% delle revenue oltreconfine, Nice conta di chiudere il 2019 con un fatturato di mezzo miliardo di euro e un Ebit superiore ai 40 milioni di euro.
Almeno tre motivi degni di nota, dicevamo. A partire dalla decisione di chiudere la produzione in Cina per riportarla in Italia. Per proseguire con la politica di acquisizione che ha portato Nice a diventare il secondo player nel mercato dell’automazione dei cancelli negli Stati Uniti. E, infine, la scelta di ritirarsi dalla Borsa italiana, in cui era presente dal 2006 nel segmento Star.
Nice pensa alla fabbrica 5.0
Per dimostrare di essere già oltre l’Industry 4.0, Roberto Griffa battezza così il nuovo polo produttivo in costruzione a Oderzoe per cui si sono messi sul tavolo 20 milioni di fatturato. Si è partiti tre anni fa con l’idea di rivedere completamente senso e funzione delle fabbriche Nice presenti nel mondo e si conta di concludere tra qualche anno.
“Produciamo in Germania, Polonia, Brasile, Stati Uniti, Australia, Sud Africa e Cina, e in Italia dove abbiamo 4 fabbriche – racconta il manager -,abbiamo iniziato con la ristrutturazione in Germania per proseguire nei due stabilimenti in Brasile e ora ci dedichiamo all’Italia”.
Nel 2016 Nice riporta nel nostro Paese l’impianto di automazione (motori tubolari) attivo in Cina.
“Il motivo è che la qualità ha un valore che i clienti percepiscono chiaramente – prosegue Griffa –, inoltre riportare la produzione in Europa ci permette di controllarla meglio e di gestire più comodamente la clientela del Vecchio Continente”.
Così si è avviato il processo di ristrutturazione della fabbrica di Oderzo, dove tutto ha avuto inizio, con l’idea di ampliarsi in un paio d’anni. E, soprattutto, inglobare all’interno del gruppo Nice la manovalanza qualificata dei terzisti della zona veneta per un totale previsto di 130 persone a regime.
“La nuova produzione prevede l’inclusione di sistemi di machine learning e di nuovi dispositivi IoT a supporto dei nostri operai – spiega il manager-, che useranno per esempio unguanto con sensori per evitare l’uso di un dispositivo esterno, e della logistica”.
In questo modo, l’investimento in risorse specializzate sarà compensato dall’ottimizzazione delle linee di produzione che diventerà singola, secondo il paradigma Focused Factory. L’obiettivo è di garantire una forte personalizzazione e la riduzione dei tempi di consegna.
L’ambito tecnologico in cui si muove Nice è particolarmente dinamico.
“C’è la possibilità di lavorare sui Big Data – spiega Griffa – in modo da prevedere e memorizzare le abitudini degli utilizzatori dei nostri sistemi di automazione. Per questo siamo entrati nell’azionariato di maggioranza della californiana Abode, che ha una piattaforma in grado di registrare dieci milioni di eventi alla settimana. Ancora, abbiamo fortemente voluto Fibaro, che produce sensoristicagestita da un sistema autoapprendente (machine learning)”.
Altre sfide riguardano l’informatizzazione degli installatori, un po’ lenti nel comprendere l’integrazione con l’informatica e la diffusione di tecnologie innovative, come l’alimentazione autonoma dei sistemi di automazione che Nice ha già a listino.
Acquisizioni: espandersi alla vecchia maniera
In verità, Nice ha sempre usato la leva delle acquisizioni per l’introduzione nei nuovi mercati.
“Per Nice i mercati più interessanti sono quelli Occidentali – afferma Griffa -, oggi la crescita negli Usa prosegue a doppia cifra e, con la recente acquisizione di Micanan, ci apprestiamo a entrare nel mercato canadese e tra due anni nel bilancio splitteremo la componente relativa al mercato americano”.
Solo nel 2018 le acquisizioni sono state 5 e (quasi) sempre hanno previsto l’integrazione di una fabbrica. In questo modo, Nice diventa a tutti gli effetti un’azienda che produce e opera in un certo Paese, per esempio negli Stati Uniti, e che conquista tutto il mercato dell’acquisita.
Infine, la decisione di riacquistare il 12% circa di quote messe a disposizione dell’azionariato pubblico. Una scelta dettata dall’aver osservato attentamente le fluttuazioni del titolo e il sentiment di instabilità politica, e quindi economica, del nostro Paese.
“Per ora la quotazione in altri listini non è nei nostri pensieri – conclude Griffa -, ci interessa continuare a crescere, modernizzare la produzione e integrare al meglio le aziende acquisite”.
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